Isola di Pasqua
Domenica di Pasqua 1722. L’isola Rapanui (Te Pito Te Henua, “l’ombelico del mondo”, secondo quanto affermano i suoi abitanti) venne ribattezzata da alcuni marinai olandesi, i primi occidentali che, sbarcati sull’isola, le diedero il nome con cui oggi la conosciamo. Quest’angolo di Polinesia cilena fu in realtà scoperto 1.500 anni fa, quando il gruppo etnico Rapanui, simile alla cultura egiziana in Africa o a quella Maya e Azteca in America, cominciò a popolare e prosperare sull’isola. Le principali rovine per cui l’isola risulta molto interessante sono i “moai” (in Rapanui “affinché esista”), le incredibili statue monolitiche poste fra pendii vulcanici che assomigliano a delle teste di giganti. L’isola ha un’unica città, abitata da 5.000 persone: Hanga Roa. Nel 1995 il territorio è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità, e per preservarne le ricchezze naturali fu creato il Parco Nazionale di Rapa Nui, l’unico presente sull’isola. Di forma triangolare e situata all’estremità orientale della Polinesia cilena, comprende 180 km di superficie, che interessano ogni giorno archeologi, geologi e astronomi che lì effettuano le loro ricerche. Il suo clima oscilla intorno ai 20° tutto l’anno: le condizioni ideali per godere delle sue spiagge rosa, praticare sport acquatici, immersioni e passeggiate, sia a cavallo che a piedi, tra vulcani e praterie. Se andate a maggio, preparatevi per la stagione delle piogge, ma se avete la possibilità di visitarla a febbraio, approfittatene per partecipare al Tapati, festa tradizionale durante la quale gli abitanti, divisi in squadre, gareggiano per mostrare diverse competenze: Vaka Tuai (costruire una barca polinesiana tradizionale), Takona (body painting con pigmenti naturali mischiati), Riu (riti e leggende, canzoni narrative), sono solo alcuni dei giochi previsti!
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